giovedì 13 novembre 2014

BLOG TOUR: "Livia e Laura" di Francesca Rossi - V Tappa

Buonasera topolini..un po' tardi devo dire..ma anche noi topine abbiamo il nostro bel da fare. Chiedo scusa anche a Francesca per il ritardo nella pubblicazione nella tappa del blog tour!
Fatte queste piccole premesse iniziamo con le notizie!
********************* BLOG TOUR *********************
VITTIME DELL'ONORE: MATRIMONI COMBINATI 
E MATRIMONI RIPARATORI

La nuova tappa del blogtour mi riporta di nuovo al castello di Carini. La prima volta vi ho incontrato Livia, la protagonista del mio romanzo, per parlare della Baronessa che dimorò e morì in quel luogo.
Oggi ritorno tra quelle antiche e gigantesche mura perché io e la mia ospite abbiamo
lasciato un discorso in sospeso. La vita di Laura Lanza ha fatto affiorare questioni irrisolte, tristi memorie del nostro Paese che è giusto ricordare per non commettere gli stessi errori in futuro.
Livia mi attende nella stanza spoglia che, si dice, appartenne alla Baronessa di Carini.
«Tu non molli mai, eh?» mi chiede ironica.
«Come te, del resto» rispondo lanciandole uno sguardo affettuoso.
«Ecco, ero certa che saresti tornata per parlare di donne e onore. Ci avrei scommesso qualunque cosa. Ti conosco fin troppo bene e so quanto tieni alla libertà e al rispetto dei diritti di ognuno» sorride.
«Visto che mi hai scoperto, immagino tu sappia anche che reputo il concetto di onore, per quel che riguarda le donne e il passato, una sorta di gabbia in cui molte hanno visto frustrate e soffocate le loro aspirazioni e la loro voglia di indipendenza» le confesso senza mezzi termini.
«Sono d’accordo con te. In fondo è quel che ho vissuto io sulla mia pelle, o meglio, quel che tu mi hai fatto vivere. Conosco bene la sensazione» ribatte Livia mentre passeggia su e giù per la stanza. «Ora, ecco, non fraintendere quel che sto per dirti, ma devi tenere ben presente una cosa… ».
«Ti ascolto» la esorto, incuriosita e divertita dalla sua intraprendenza.
«La mentalità delle persone è come una grande roccia piena di spigoli» spiega Livia. «Ogni spigolo è una convinzione, spesso errata e dettata dall’esterno, o magari da esperienze personali. Ci vogliono anni, forse secoli per riuscire a smussare quelle punte capaci di trafiggere chiunque osi avvicinarsi. A volte diventa perfino impossibile».
«Certo» annuisco. «Se ho ben capito stai cercando di dirmi che non posso giudicare il passato usando categorie di valutazioni moderne. Giusto?» chiedo, pur conoscendo già la risposta.
«Ecco, è proprio così» mi conferma Livia. «Per capire cosa è stato il mio tempo, cosa significava viverci, devi entrarci con sensibilità e tanto coraggio. Non solo. Proprio perché i pregiudizi sono duri a morire, devi anche riflettere su un’altra cosa» soggiunse appoggiandosi al muro.
«Cioè?» e mi metto accanto a lei.
«Spero di riuscire a spiegarti bene. Ho vissuto in un mondo fatto dagli uomini, costruito su misura per loro, nel quale ogni regola era studiata per ruotare attorno alle loro esigenze e alla loro inflessibile volontà».
«Lo so. E, se posso dirti la verità, creare tuo padre e farlo agire è stato per me un grande esercizio di immedesimazione. Un esercizio difficile, perché dovevo pensare come non farei mai. Don Enrico è un uomo tremendo e quel che combina lo è anche di più» ammetto.
«Come il mio matrimonio con Carlo». Livia sorride mesta e meditabonda insieme. «Vedi? E’ proprio questo il punto. Gli uomini possono commettere nefandezze inenarrabili, umiliare e tradire, ma le strutture del mondo che hanno creato sono così forti da risultare quasi imbattibili. Alcune donne provano a scalfirle, giocandosi la vita e il futuro, altre si rassegnano sottomettendosi». Livia si ferma per qualche istante, il tempo di organizzare i pensieri, poi riprende: «Altre ancora decidono di appoggiarli, assecondandoli in tutto e per
tutto».
«Per quale motivo, secondo te?» le domando, leggendo sul suo volto l’inevitabile rievocazione di ciò che ha subito.
«Be’, ecco, molte donne cercano approvazione. Sono… affamate d’amore e non distinguono più il confine tra l’affetto e la manipolazione. Questa può essere una delle ragioni. Oppure, se ci pensi, altre ancora sono state cresciute in un’atmosfera soffocante, maschilista e non conoscono altra realtà» commenta Livia fissandomi.
«Per questo non si ribellano a un matrimonio combinato o riparatore» dico a voce bassa, quasi stessi parlando a me stessa.
«Anche per questo» puntualizza la mia interlocutrice. «Riflettici un attimo. Una donna nata in un certo ambiente ha due possibilità. Ribellarsi o sottomettersi. Le viene insegnato, almeno è ciò che accade nella mia epoca, che sarà la famiglia a sceglierle lo sposo, perché i suoi congiunti vogliono il meglio per lei».
«Capisco» intervengo e, subito dopo, mi volto ad ammirare la vista dalla finestra aperta della camera di Laura Lanza.
«I matrimoni combinati sono sempre stati alleanze tra famiglie e aspirazione a uno status sociale più elevato o, comunque, pari al proprio. Altre possibilità non sono certo contemplate» sorride, rivolgendomi uno sguardo complice. Il mio pensiero vola verso Rocco, il grande amore di Livia il quale non ha avuto la fortuna di nascere in una famiglia benestante.
«Se la ragazza non accetta di sposare l’uomo presentatole dal padre, sono guai. E ti assicuro che il convento non è l’unica soluzione. Si può essere costrette a vivere una vita che non si vuole».
«Se una donna si ribella perché ama un altro?». La mia domanda la fa sobbalzare; in poche parole c’è la storia della sua vita.
«Fuggire insieme, dici? A quel punto il matrimonio è d’obbligo, perché l’onore della giovane è compromesso».
«Lo so, ma… mi riferivo anche al delitto d’onore e al caso in cui la donna subisca violenza». Sto rigirando il coltello nella piaga, eppure Livia riesce a mantenere la calma.
«L’uomo, nel mio tempo e anche in un passato più lontano, ha diritto di vita e di morte sulle donne della sua famiglia. Se ritiene che il suo buon nome sia stato macchiato per adulterio, può decidere di farsi giustizia da solo. Allo stesso modo se una donna subisce violenza, il più delle volte viene costretta a sposare il suo aguzzino per… rimettere le cose a posto. Per… recuperare la reputazione perduta».
«Terribile… » sussurro spaventata e disgustata.
«Capisci, ora, cosa intendevo quando ti parlavo della mentalità e della roccia?».
Sospiro, continuando a guardare fuori dalla finestra.
«Una volta mi hai detto che nel tuo mondo è diverso da quel che ti ho descritto e le donne hanno gli stessi diritti degli uomini» rievoca allegra. «Mi hai raccontato che le ragazze sono libere e non una proprietà degli uomini. Mi hai raccontato anche di… come si chiama?... ah sì! Franca Viola! Non si è ribellata a un matrimonio riparatore? Allora ciò che è accaduto a me e a Laura Lanza non si ripeterà nella tua epoca! Non è vero?».
Mi volto verso Livia e le sorrido con amarezza: «I tempi sono cambiati, è vero, ma temo proprio che non siano così perfetti. Le donne continuano a subire, anche se oggi la Legge è dalla loro parte. Purtroppo esistono ancora uomini convinti di avere potere di vita e di morte sulle loro compagne, mogli o figlie».
Livia mi osserva perplessa. «Non è cambiato quasi niente, allora?».
«Oh no, ti sbagli» la contraddico. Mi avvicino alla mia ospite e la prendo sottobraccio: «Mi dicevi dei pregiudizi duri a morire e di alcuni uomini che non accettano l’indipendenza femminile. Bene, credo di doverti raccontare qualche altra cosa sull’Italia e il mondo in cui vivo ma… » mi fermo, cercando le parole più adatte.
«Ma?» fa eco Livia.
«Non tutti gli uomini sono uguali, sai? Molti sono dalla parte delle donne».
Livia e io abbiamo ancora molto da dirci. Usciamo dalla stanza continuando a chiacchierare, mentre le pareti del castello ascoltano i nostri discorsi, monito tangibile di ciò che è stato e non dovrà più essere.

1 commento: