Jack London. Il richiamo della foresta
È una favola autentica, dai toni delicati e dalle atmosfere magiche e incantate, che racchiude in sé tutti gli elementi cari alla tradizione fiabesca popolare. Un racconto conosciuto in tutto il mondo, di cui sono state date le più diverse interpretazioni, e che continua ad avere una straordinaria fortuna da quasi duemila anni.
L’otium era, per i Romani, il riposo dalle pratiche consuete e come tale includeva anche la vita contemplativa. Giustificando il suo ritiro dalla politica, Seneca sostiene nel De otio che la contemplazione è pur essa un’azione. Noi aggiungeremmo che è l’azione per eccellenza, perché contempla tutte le azioni, nel duplice senso di “osservare” e “contenere”. Nel De tranquillitate animi, poi, vedremo che la serenità non esclude la partecipazione alla vita attiva e anzi in certi casi (stati di ansia, malinconia, noia) si può conseguire proprio nell’impegno sociale.
Quest’ultimo è definito come l’onore secondo la follia, sottratto cioè al dominio della ragione e soggetto, invece, alla legge della superiorità fisica, che rivela l’aspetto più basso e volgare della natura umana, la sua animalità. Ebbene, le offese all’onore nulla potranno contro l’uomo colto, che mostri di possedere nell’animo l’aristocrazia dei sentimenti. Dalle offese, anzi, il suo onore trarrà incremento. Ricco di puntuali citazioni (greche, latine, di Shakespeare, di Voltaire e molti altri), questo è un saggio scaturito dal vivo dell’esperienza reale, sottoposta al vaglio di un’osservazione acuta, guidata dal tenace ed appassionato amore per la verità che contraddistingue tutto il pensiero di Schopenhauer.
Scritto in prima persona nello stile di una confessione, La linea d’ombra è uno dei romanzi più meditativi e nostalgici di Conrad. Intriso di una forte tensione autobiografica, il romanzo è ispirato a situazioni ed episodi da lui realmente vissuti durante i lunghi soggiorni in Oriente: il lento, snervante indugio nelle locande dei porti, in attesa di un imbarco, o il sogno di vedersi affidato per la prima volta un veliero. Reali e vivissimi sono gli ambienti in cui la vita di mare genera le sue leggende (alimentando pettegolezzo, mito, sogno) e in cui il mare orientale di Conrad, raccontato dai suoi cantastorie, si fa davvero protagonista.
Non è dato saperlo, perché la società e la civiltà impongono di volta in volta rigide limitazioni, ingabbiamenti, negazioni. Ricollegandosi alla rivoluzionaria teoria sulla libido infantile formulata nei Tre saggi sulla sessualità, Freud affronta qui i più delicati temi di natura sessuale e affettiva. L’analisi del comportamento amoroso dei nevrotici consente a Freud il passaggio all’indagine della sessualità “normale” e delle sue fasi evolutive. Le inibizioni nello sviluppo di queste fasi costituiscono il fondamento della malattia, mentre la coesistenza degli influssi di fissazioni e di successive frustrazioni legate al reale possono generare atteggiamenti non precisamente “normali” o autentiche patologie.
Massime spirituali non è solo un’ampia raccolta di aforismi, ma include anche, in una affascinante ibridazione, alcuni brevi scritti di argomento filosofico, etico e politico. Nelle folgoranti riflessioni dell’autore sulla vita, la morte, la religione, espresse con densità e immediatezza, si riconosce la medesima ispirazione del capolavoro di Gibran,Il Profeta. Un ponte ideale tra la cultura occidentale e la spiritualità orientale, volto al superamento di tutte le differenze concettuali, ideologiche e storiche: è qui la chiave di lettura di tutta l’opera di Gibran.
Questa concezione, diffusa già presso gli antichi, trova in Kierkegaard un’analisi fenomenologica e psicologica di sapore moderno. Nel Diario del seduttore, parte importante della più vasta opera Aut-aut, è contenuta la filosofia dell’estetico cui l’autore dedicò il primo momento della sua riflessione. Nel rapporto intenso e tormentato del giovane Kierkegaard con la ricerca del piacere interviene ben presto il demone della coscienza e dell’interrogazione a trasferire la comprensione della seduzione sul piano intellettuale e ad aprire la strada verso l’esistenza religiosa.
In esso trovano magistrale composizione alcuni temi cari all’autore siciliano: il tragico contrasto tra l’identità e l’apparenza imposta dal ruolo sociale e il fragile confine fra realtà e rappresentazione. Il tutto è magistralmente giocato in un “dietro le quinte” rovesciato, in cui i personaggi (il Padre, la Madre, la Figliastra, il Figlio, il Giovinetto e la Bambina) rivendicano contro l’autore, qui il Capocomico, la verità del proprio dramma, consegnata nella forma della rappresentazione all’immutabilità degli eventi di cui sono protagonisti.
Quando condanna l’abuso di hashish e oppio, Baudelaire non ha mai intenti moralistici, ma essenzialmente estetici. Quello che a lui interessa è il potenziamento della creatività attraverso l’ebrezza artificiale; quello che lui odia e teme è il risveglio, è la desolazione, è l’inferno della degradazione. Questi due saggi (Il poema dell’hashish eUn mangiatore d’oppio), pubblicati nel 1860, prendono largamente spunto dal consumo di sostanze stupefacenti, che ebbe un peso centrale nell’esperienza poetica ed esistenziale di Baudelaire.
Gioielli del realismo grottesco di Gogol’, questi racconti sono tra i più significativi esiti della sua fantasia figurativa smisurata e della sua visione surrealista del mondo.
Nel gelo di Pietroburgo, una città livida e ostile, è ambientato Il cappotto: è la triste vicenda di un impiegato mite e remissivo, deriso dai colleghi, eternamente sottomesso, che viene derubato del cappotto, comperato dopo spaventosi sacrifici. L’indifferenza e l’egoismo degli altri lo finiranno, ma imprevedibile sarà la vendetta studiata dall’autore. Ne Il naso, spesso ritenuto un puro divertissement, l’incredibile avventura dell’assessore collegiale Kovalëv, che si sveglia un bel mattino senza naso, offre all’autore l’opportunità di muoversi liberamente tra le infinite possibilità dell’immaginazione comica. Chiude il volume il racconto Il calesse, che prende l’avvio da una festa nella piccola cittadina di B.
La trama è estremamente esile: Clarissa Dalloway esce di casa e va a comprare dei guanti. Ma ogni cosa è dilatata nel flusso di coscienza e gli eventi minimi di questa passeggiata (l’incontro con un conoscente, le chiacchiere con la commessa e quelle delle clienti del negozio, l’acquisto) danno l’avvio a riflessioni e distrazioni, pensieri sulle incombenze future, improvvise deviazioni del ragionamento, mirabilmente rappresentati per dipingere alla perfezione la personalità della protagonista. Così anche negli altri racconti qui presenti (scritti tra il 1922 e il 1925) a dettare il ritmo non è l’evento esteriore, ma il riflesso interiore e la vibrazione che esso produce.
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