mercoledì 18 giugno 2014

NOVITÀ: Nuovi titoli per la collana Live Deluxe della Newton Compton. Dal 10 luglio nelle librerie!

Si aggiorna la nuova collana della Newton Compton, che propone alcuni dei più famosi classici italiani e stranieri ad un piccolo prezzo di 1.90€. In libreria dal 10 Luglio!

Plutarco. L'arte di ascoltare

Qualsiasi discorso è nullo se non è ben inteso. L’ascolto, spesso sottovalutato, è infatti una metà fondamentale dell’atto della comunicazione.
In questo manuale, tratto dai Moralia, Plutarco elargisce consigli di virtù, ma anche esempi di vizi che toccano uno degli aspetti più importanti della vita umana. Perché l’arroganza, l’odio, la presunzione e la smania di protagonismo inquinano la nostra disposizione verso l’altro e le sue ragioni. Dedicata a Nicandro, in occasione del suo ingresso nell’età virile, l’operetta si rivolge ai giovani, affinché sappiano maturare senza cedere al disordine delle emozioni, ma in ogni cosa cercando la pacatezza e la riflessione. Plutarco cita gli antichi filosofi, racconta aneddoti, riporta versi di Omero, mette in guardia contro le belle parole vuote, contro i discorsi apparentemente affascinanti ma privi di sostanza, usati per abbindolare gli ingenui e coloro, appunto, che non sanno ascoltare.



Stefan Zweig. Novella degli scacchi

A bordo di una nave da crociera due contendenti si sfidano alla scacchiera. Da un lato Mirko Czentovič, campione mondiale in carica, rozzo, arrogante e venale; dall’altro l’enigmatico dottor B., colto, elegante e nervoso, dotato di un talento prodigioso e immaginifico...
Due destini lontanissimi e diversamente avvolti dal mistero, due storie affascinanti e distanti che il fato ha portato a convergere sulle 64 caselle bianche e nere, in una partita che non è soltanto un’occasione ludica ma una resa dei conti con la vita. Perché «Non ci si rende già colpevoli di una limitazione offensiva, definendo gli scacchi “un gioco”?». Scritta nel 1941, durante l’esilio brasiliano di Zweig, a pochi mesi dal suicidio, la Novella degli scacchi è considerata il capolavoro dello scrittore austriaco.




Seneca. È facile vivere a lungo se sai come fare

Quanto tempo perdiamo in occasioni inutili, dietro futili impegni senza costrutto? Eppure pesa su di noi l’idea che il tempo corra sempre veloce, che ci sfugga, che scivoli via troppo in fretta e che la vita, in una parola, sia troppo breve. Ma la vita non è breve: è lunga abbastanza (satis longa), è persino abbondante (large data), a patto che si sappia spenderla bene. Siamo noi che la abbreviamo, impiegando in attività pubbliche e private il tempo che dovremmo dedicare a noi stessi. Nel De brevitate vitaeSeneca capovolge così l’approccio, mostrando che non è il tempo a nostra disposizione il problema ma il valore che noi decidiamo di accordargli. Vivere a lungo significa vivere bene il proprio tempo, e qualsiasi vita è sufficiente per realizzare anche le imprese più grandi. Basta volerlo.


Joseph Roth. La leggenda del santo bevitore

Andreas, un clochard, vive sotto i ponti di Parigi. Quando un misterioso passante gli dona una piccola somma di denaro, egli la accetta promettendo di restituirla la domenica successiva con un’offerta in chiesa.
Ogni volta che ha in tasca il denaro sufficiente per saldare il suo debito, però, Andreas non resiste alla tentazione di usarlo per rincorrere vizi e piaceri e la restituzione di quei duecento franchi diventa la sua tormentata ragione di esistere. Da questo racconto, tradotto in tutto il mondo e considerato il testamento letterario di Roth, è tratto l’omonimo film di Ermanno Olmi, Leone d’oro a Venezia nel 1988.






Napoleone Bonaparte. L'arte di comandare

«Io do un ordine, o taccio». È forse l’imperiosità la più incisiva delle virtù di Napoleone, la capacità di far seguire un “fulmine” al “baleno” di una decisione.
Così lo ritrae Manzoni nel Cinque maggio, una delle innumerevoli opere letterarie, teatrali, biografiche, cinematografiche ispirate a un uomo davvero fuori dal comune per intelletto e imprese. Non particolarmente versato nelle belles lettres, l’imperatore ha lasciato tuttavia una serie di brevi pensieri morali, aforismi politici e massime sulla guerra, riuniti in questo volume per la prima volta. Non sono riflessioni concepite in un disegno organico, tutt’altro: scritte in momenti diversi e talvolta in contraddizione tra loro (del resto per sopravvivere in politica e in diplomazia è necessario talvolta mentire e smentirsi), si rivelano uno strumento di analisi interessante e utile, al fine di individuare tratti della personalità e delle idee del grande Bonaparte.


Arthur Schopenhauer. L'arte di capire le donne

Una teoria dell’inferiorità della donna per natura, un distillato filosofico di odio per le donne: quello che avete tra le mani, meglio dirlo subito, non è un testo politicamente corretto, per usare una definizione attuale.
La misoginia di Schopenhauer ebbe di sicuro la sua radice nel difficile rapporto con la madre; tuttavia è evidente come essa si innesti nell’assoluto del suo pensiero. Saggio sulle donne e Metafisica dell’amore sessuale, qui integralmente proposti, poggiano sulla convinzione che l’amore che attira e congiunge l’uomo e la donna, una volta depurato del suo aspetto romantico di poetica sublimazione, altro non sia che “Wahn”, illusione, dietro alla quale si maschera niente di più che l’istinto primordiale alla procreazione, inteso a garantire la conservazione della specie.




Jane Austen. Sanditon

Trasformare la tranquilla cittadina di Sanditon in una stazione balneare alla moda: è questo il sogno di Mr Parker, imprenditore entusiasta e determinato.
Charlotte, figlia di un proprietario terriero della zona, è l’eroina di questo romanzo: è tentata dall’idea di Mr Parker ma al tempo stesso comprende le ragioni del padre, restio al grande cambiamento. Sidney Parker è invece il personaggio maschile positivo, interessato al nuovo ma senza l’eccesso caricaturale del fratello. Sarà lui l’uomo giusto per Charlotte?
Il manoscritto di Sanditon fu abbandonato da Jane Austen il 18 marzo 1817, esattamente quattro mesi prima della morte. Era già malata da un anno, ma questo testo non reca tracce di dolore o pessimismo e, sebbene incompiuto, è un chiaro frutto del genio comico che da sempre attraversa la sua vena narrativa.



Arthur Conan Doyle. Sherlock Holmes. Il segno dei quattro

«Aborrisco la monotona routine dell’esistenza. Ho un desiderio inestinguibile di esaltazione mentale. Ecco perché ho scelto questa mia particolare professione o, meglio, l’ho creata, poiché sono l’unico al mondo ad esercitarla».
Con queste parole Sherlock Holmes si racconta all’amico Watson: nel 1890, in effetti, e per molto tempo a venire, sulla scena letteraria mondiale non ci saranno rivali degni di lui. Il segno dei Quattro, secondo dei romanzi di Conan Doyle con protagonista l’investigatore, fu un vero successo, e consacrò al mito la sua figura. Vi si racconta un’indagine quanto mai intricata, tra sanguinosi delitti e tesori trafugati, che conduce il lettore dalla nebbiosa Londra al caldo e remoto arcipelago delle Andamane.



Friedrich Wilhelm Nietzsche. Ecce homo

Il racconto della propria vita per accumulo di simboli ed enigmi filosofici, l’autobiografia di un pensiero più che di un pensatore come opera ultima e ultima provocazione al lettore.
Questo e molto altro è Ecce Homo. È anche, per esempio, un attacco al cristianesimo e allo spirito tedesco (e alla politica del Reich) più sferzante dei precedenti, tanto da valergli la nomea di pamphlet antitedesco. La mancanza di un decorso cronologico del racconto, l’organizzazione attorno a nuclei problematici (come accortezza, saggezza, scrittura ecc.), la scarsa presenza di “fatti” biografici, indicano come la narrazione nasca da un’opera di astrazione e di consapevole strutturazione del suo significato. Scritto a Torino nell’autunno del 1888, in uno stato di esaltazione e di energia, alla vigilia della definitiva caduta nella follia dei primi giorni del 1889, non appare dunque il frutto di una mente malata, ma un’affermazione suprema di vita maturata in una poderosa tensione intellettuale e psichica. L’ennesima irrisolvibile sfida posta dal pensiero nietzscheano.



Poesie zen

Lievi come petali di rosa o sferzanti come frustate, queste composizioni brevi, essenziali e liriche al tempo stesso, sono il luogo in cui si realizza l’essenza dello Zen: il raggiungimento del koan, il vertice della meditazione.
La poesia, nella ricerca di questi grandi maestri, è una luce che, squarciando il velo della vita quotidiana, indica un percorso verso l’illuminazione. Spazio e Tempo si identificano in un attimo lirico d’intensa profondità spirituale, coinvolgente ed emozionante spiritualità.
Mille e cinquecento anni di storia e di poesia rivivono in un’antologia che, dagli antichi maestri cinesi e giapponesi fino agli autori contemporanei, ospita un Estremo Oriente affascinante e sconosciuto. I maestri dello Zen, nato nell’antica Cina della dinastia T’ang come prodotto del Buddismo e del Taoismo, furono monaci o laici e, sebbene anche poeti, s’imposero innanzitutto come guide di una rigorosa disciplina filosofica. In questo contesto, le poesie Zen diventano arte della contraddizione, gusto del paradosso, ode ironica alla volontà di non prendersi mai troppo sul serio.



William Shakespeare. Sogno di una notte di mezza estate

Nel Sogno di una notte di mezza estate, scritto quasi contemporaneamente aRomeo e Giulietta, s’intrecciano quattro vicende.
Mentre Teseo, duca di Atene, sta per sposare l’Amazzone Ippolita dopo averla sconfitta in battaglia, i rapporti fra due coppie di giovani cittadini (Ermia e Lisandro, Elena e Demetrio), e persino quelli tra i sovrani delle Fate Oberon e Titania, sono inizialmente problematici. In un bosco popolato di presenze soprannaturali, la magia di un fiore e l’intervento di Puck, folletto pasticcione, creano e poi risolvono, nel corso di una lunga notte estiva, situazioni di totale anarchia dei sensi. Se agli ingredienti aggiungiamo un’irresistibile compagnia di guitti intenti ad allestire tragicomiche storie d’amore, prodigiose metamorfosi e una altrettanto prodigiosa varietà poetica, otterremo una delle più belle commedie di Shakespeare. Non si contano le versioni teatrali e cinematografiche, le pellicole d’animazione, le musiche, le opere liriche, i balletti, i quadri e i fumetti che hanno tratto ispirazione dal Sogno.



Sigmund Freud. Tre saggi sulla sessualità

Quest’opera costituisce uno dei contributi più interessanti e originali che Freud abbia offerto alla conoscenza umana: nei tre saggi viene infatti esposta la teoria dello sviluppo sessuale e l’essenza della concezione freudiana della libido.
Il primo saggio, Le aberrazioni sessuali, è sostanzialmente un compendio delle posizioni dei sessuologi del tempo. Il secondo, La sessualità infantile, ripercorre le tappe dell’evoluzione sessuale dell’uomo, rintracciando già nel neonato i germi di una pulsione sessuale «polimorfamente perversa». Nel terzo e ultimo saggio, Le trasformazioni della pubertà, Freud arriva a descrivere le modalità di instaurazione nell’adolescente della sessualità adulta e individua l’origine etiologica di nevrosi e perversioni nel mancato superamento di determinate tappe del percorso sessuale. Nella Conclusione, sostenendo l’azione congiunta da una parte delle predisposizioni ereditarie e dall’altra delle influenze acquisite, Freud traccia un ponte tra la cosiddetta «normalità» e i diversi stati patogeni.

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